Smartphone sì o smartphone no?

by redazione on 29/01/2025

 

I rischi della tecnologia e un uso consapevole degli smartphone
Intervista ad Alberto Pellai di Beatrice Di Pisa

Un regalo inaspettato sotto l’albero mi ha fatto riflettere sull’urgenza di sensibilizzare sull’impatto che la tecnologia ha sulla salute fisica, psicologica ed emotiva dei minori e di aiutare genitori, insegnanti e istituzioni a fare scelte più consapevoli. Se ne parla tanto, è vero, ma “Vietato ai minori di 14 anni” di Alberto Pellai, il libro che ha ispirato questa intervista, è più di un campanello d’allarme: è la fotografia di una Generazione Ansiosa (per citare un’altra pietra miliare sul tema, il libro di Jonathan Haidt). Da quando è stato introdotto lo smartphone, abbiamo osservato la maggiore epidemia di miopia pediatrica mai registrata, oltre a un aumento dei disturbi del sonno, di ansia e depressione nei minori. Buona lettura.

1. Smartphone sì o smartphone no?

Smartphone SÌ, all’età giusta: alla fine della terza media.
Smartphone NO prima dei 14 anni.

2. Ci indica 10 buone ragioni per aspettare fino ai 14 anni?

Lo smartphone è uno strumento complesso e distrattivo per i compiti evolutivi di bambini e ragazzi, con un forte impatto sulla loro salute fisica, emotiva, psicologica e sociale. Negli ultimi 15 anni, in correlazione con l’introduzione degli smartphone, abbiamo registrato:

Epidemia di miopia pediatrica, mai osservata prima.
Aumento dei disturbi del sonno in termini di qualità e quantità, il più significativo degli ultimi 100 anni.
Peggioramento degli indicatori di salute mentale, con più casi di ansia, depressione, autolesionismo e isolamento sociale.

L’uso precoce della tecnologia è correlato anche a una riduzione delle competenze cognitive. Il cervello dei ragazzi non è pronto per gestire la complessità dello smartphone, che interferisce con lo sviluppo delle capacità sociali.

Lo smartphone è un ambiente che offre accesso a molte attività (social media, videogiochi) e cambia il palinsesto delle priorità, mantenendo accesa contemporaneamente la vita reale e virtuale. In un momento in cui i ragazzi dovrebbero allenarsi alla vita reale, lo smartphone li tiene incollato agli schermi, come una calamita.

I social media e i videogiochi sono progettati per stimolare i centri neurali che producono dopamina, creando dipendenza. Notifiche, premi e gratificazioni costituiscono un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Una metafora utile è quella del bambino sulla giostra: anche dopo “gli ultimi due giri”, sarà sempre difficile farlo scendere.

3. Come possiamo arginare i rischi legati agli smartphone?

Servono regole familiari chiare, come rispettare i limiti di età per social media e videogiochi, che spesso sono indicati al momento dell’iscrizione.
Inoltre, sarebbe fondamentale introdurre scuole “smartphone-free”, dove i dispositivi non siano nemmeno tenuti negli zaini, ma depositati in un luogo esterno alle aule.

4. Qual è il suo messaggio finale per i genitori?

Essere meno “tecno-entusiasti” e più consapevoli degli effetti negativi della tecnologia. È possibile invertire la rotta, ma servono regole chiare e un cambio culturale.

Guardiamo ai Paesi del Nord Europa: inizialmente molto tecno-entusiasti, hanno promosso programmi educativi basati sulla tecnologia, ma oggi stanno introducendo scuole “smartphone-free” fino ai 18 anni, dopo ricerche che hanno dimostrato l’inefficacia del digitale nell’educazione. Anche in Italia, il Ministro dell’Istruzione ha proposto una circolare per vietare l’uso dello smartphone alle scuole medie, ma sarebbe importante estendere il divieto fino al termine del liceo.

5. Come rispondono i giovani a queste riflessioni?

Molti ragazzi, avendo un rapporto quasi additivo con gli smartphone, percepiscono queste narrazioni come scomode. Tuttavia, è essenziale educarli sui benefici di un uso equilibrato della tecnologia.

Io dico sempre ai ragazzi che la cosa più importante che hanno è il loro cervello. L’uso precoce e intensivo dello smartphone è correlato con un peggioramento delle funzioni mentali e un’usura del cervello. Fareeducazione digitale è fondamentale fin dalla scuola primaria: è come fare educazione stradale. Un esempio utile è mostrare video sull’attenzione selettiva, per spiegare come l’attenzione venga contesa e, quando spinta in una sola direzione, ti faccia perdere molti pezzi della realtà.

6.Qual è la sua missione?

La mia missione è incontrare adulti, genitori, docenti ed educatori, ovvero coloro che hanno la responsabilità educativa, e trasformare il tema in una questione di sanità pubblica, come è avvenuto per il tabacco.

Non possiamo far finta di niente. L’età è cruciale: vietato ai minori di 14 anni!

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