Un minuto: Mind Us Together

by redazione on 04/12/2020

Ci raccontate il progetto Minuto – Mind Us Together, da dove nasce e a chi è rivolto?

Il progetto nasce quasi 3 anni fa per iniziativa di un gruppo di psicologhe ed economiste dell’Università di Bologna, accomunate dalla consapevolezza dell’importanza che hanno le esperienze dei primi anni di vita per la crescita delle persone, con conseguenze rilevanti anche sul lungo periodo. In entrambe le discipline molti studi mostrano che gli stimoli ricevuti dal bambino nell’ambiente familiare sono fondamentali per lo sviluppo delle sue capacità sia cognitive che emotive e relazionali, e giocano un ruolo cruciale nel tracciare il percorso scolastico e lavorativo dell’adolescente e dell’adulto di domani. Il progetto si focalizza sulle capacità socio-emotive-relazionali e si rivolge in particolare ai genitori di bambini di 4 e 5 anni, la fascia di età che rappresenta un momento molto delicato per lo sviluppo di questi aspetti. Il progetto Minuto si basa sulla mindfulness genitoriale, un approccio teorico sviluppato nell’ambito della letteratura psicologica, e intende stimolare nei genitori un nuovo modo di vivere la quotidianità con il proprio bambino, con ricadute positive sulla quantità e la qualità del tempo passato insieme.

Cos’è la mindfulness?

Secondo Jon Kabat-Zinn, uno dei più importanti scienziati in questo ambito di studio, la mindfulness è la consapevolezza, ovvero la capacità di essere attenti intenzionalmente e senza pregiudizi al momento presente. È una capacità che condividiamo come esseri umani ma che spesso con fatica riusciamo a praticare a causa della continua rincorsa degli infiniti impegni quotidiani. La mindfulness implica infatti l’esperienza di fermarsi dal fare e concedersi uno spazio e un tempo per l’ascolto consapevole di se stessi e di quello che accade nel momento presente. 

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Cosa si può fare con la mindfulness in famiglia, quali attività, esercizi e da che età?

Recentemente la mindfulness è stata applicata alla genitorialità parlando di genitorialità consapevole (Bögels et al., 2010). Attraverso una genitorialità consapevole i genitori possono riscoprire la propria capacità di vivere il momento presente, prendendosi cura dei propri bisogni e di quelli del proprio bambino, riconoscendo le proprie emozioni e mettendo in atto azioni e comportamenti in modo consapevole. Il progetto di intervento MINUTO (Mind us together) è un percorso guidato che accompagna i genitori nel valorizzare la propria genitorialità consapevole, ascoltando e comprendendo le proprie competenze, emozioni ed esigenze e quelle del proprio bambino. Il progetto MINUTO propone ai genitori momenti di riflessione sulla propria genitorialità e attività che i genitori possono proporre al proprio bambino attraverso il gioco, la lettura condivisa e la narrazione.

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Come coltivare l’ascolto e il non giudizio sia per i pensieri che per le emozioni?

Ascoltare in modo consapevole comporta trovare uno spazio e un tempo per dare ascolto al bambino e provare ad andare oltre alle comunicazioni che avvengono sul piano verbale, ma accedere a tutti i livelli delle comunicazioni del bambino. Un genitore che coltiva l’ascolto del proprio bambino è in grado di leggere quello che il bambino comunica attraverso il corpo e i suoi movimenti, il tono della voce e le espressioni facciali. 

L’aspetto dell’accettazione non giudicante consiste nel tentativo da parte del genitore di prestare un’attenzione consapevole alle attribuzioni e alle aspettative insite nella relazione con il bambino e, attraverso questa presa di coscienza, tentare di diminuirne il peso. Giudizi più o meno consapevoli influenzano come i genitori percepiscono il proprio bambino e tali rappresentazioni guidano sia le loro attribuzioni e aspettative nei suoi confronti che i loro atteggiamenti e comportamenti nell’interazione reale con il bambino. 

Come può la mindfulness aiutare il genitore nel costruire la relazione con il figlio?

La mindfulness può rendere il genitore più consapevole delle peculiarità del proprio bambino, della sua unicità e può quindi aiutarlo a sostenerlo nello sviluppo della fiducia nelle proprie capacità e di una progressiva autonomia. La mindfulness permette inoltre una maggiore sintonizzazione emotiva tra genitore e bambino, migliora la comunicazione e la qualità delle relazioni interpersonali e rende la genitorialità un’esperienza più piacevole.

Un percorso on line: pro e contro

Il progetto è stato sviluppato con il supporto del Comune di Bologna – Servizi Zerosei e, inizialmente, prevedeva incontri coi genitori presso le scuole d’infanzia frequentate dai loro figli. La scelta di un percorso interamente online è stata chiaramente dovuta all’emergenza sanitaria che si è verificata a partire dalla scorsa primavera. I genitori che hanno aderito, circa 1500, saranno distribuiti casualmente in tre gruppi. I genitori del primo gruppo – che è necessario prevedere per poter valutare l’efficacia del percorso proposto- riceveranno, se lo desiderano, i contenuti di Minuto nel 2022. I genitori del secondo gruppo riceveranno una APP che, nell’arco di dieci settimane, proporrà loro diverse attività da svolgere con il proprio bambino. Le attività sono tutte molto semplici, adatte ad inserirsi nelle routine di ogni giorno, e si svolgono sempre nella vita reale, non tramite la APP.  Questo percorso “solo APP”, ha il vantaggio di poter essere offerto in futuro, nel caso risulti efficace, a una platea ampia di genitori, dal momento che comporta costi molto limitati.  I genitori del terzo gruppo, oltre a fruire della APP, parteciperanno a incontri online con uno psicologo divisi in piccoli gruppi, slegati sia dalla scuola di appartenenza dei figli che dal territorio di residenza. La mancanza del contatto visivo-fisico potrebbe comportare un minor coinvolgimento nel gruppo. D’altra parte, la partecipazione potrebbe essere facilitata dal fatto che i genitori del gruppo non provengano dalla stessa scuola, e dall’assenza di dinamiche di gruppo pregresse. Anche la minor “esposizione al pubblico” che caratterizza gli incontri online potrebbe incoraggiare alcuni genitori a esprimersi e condividere le proprie esperienze più liberamente rispetto a quanto farebbero in presenza.

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