AUTOSTIMA e BAMBINI? AIUTIAMOLI A COSTRUIRLA!

by redazione on 20/09/2019

“Il bambino ha un potenziale alla nascita che le figure di riferimento possono fare esplodere in una direzione o in un altra.”

COME AIUTARE I BAMBINI A COSTRUIRE L’AUTOSTIMA
Intervista a Lara Ventisette

In questo numero di Bimbò affrontiamo il tema importantissimo dell’AUTOSTIMA. Lo facciamo con Lara Ventisette, psicoterapeuta specializzata in terapia breve strategica, che ho avuto il piacere e la fortuna (lo dico da mamma!) di incontrare in occasione di una sua conferenza sul tema. La dottoressa Ventisette, oltre che competente in materia, è appassionata e molto pragmatica e fornisce consigli e strategie davvero interessanti che potrete sperimentare di persona. Lara è anche mamma ed ha avuto una lunga esperienza nella gestione e conduzione di un baby parking nel bolognese. Buona lettura!

Dottoressa quando parliamo di autostima in relazione ai bambini possiamo parlare di rafforzare o costruire l’autostima e da che età è bene farlo?

Parliamo di costruire l’autostima . L’autostima è un processo che va costruito fin dalla nascita quando il bambino inizia a costruire le prime immagini di se stesso.

Che cos’è l’ autostima? C’è una definizione che ci aiuta a comprendere meglio?

Esistono diverse definizioni di autostima e il dibattito è ancora acceso. Ad oggi la più accreditata è quella William James, psicologo statunitense di fine ottocento:

L’autostima è la distanza tra il sé percepito e il sé ideale. E’ la distanza tra quello che sentiamo di essere e quello che vorremmo essere! 

Two children little girls home in a cardboard ship play captains and sailors

Possiamo aiutare i bambini fin dalla nascita ad assomigliare il più possibile alla persona che vogliono essere e che possono essere, a seconda delle inclinazioni e potenzialità personali. 

Dottoressa quindi insegnargli a essere se stessi è un errore? 

Cosa significa essere se stessi? La spontaneità è solo l’ultima serie di comportamenti appresi ed esercitati. Noi siamo un mix tra natura e ambiente e l’autostima ha moltissimi ingredienti: uno è sicuramente il patrimonio genetico con cui nasciamo, poi c’è l’ ambiente e il contesto familiare e educativo in cui cresciamo, la società, la cultura che ci accompagna nella crescita e, per finire, ingredienti di natura cognitiva ed emotiva.

Il bambino ha un potenziale alla nascita che le figure di riferimento possono fare esplodere in una direzione o in un’altra. Ogni bambino e bambina sotto la guida oculata del genitore ha la possibilità di diventare quello che vuole: spetta ai genitori osservare i talenti e cavalcare quelle onde.

Quali sono i pilastri dell’autostima?

I pilastri fondamentali dell’autostima sono 4: famiglia, scuola, relazioni sociali, percezione corporea divisa in sport e immagine corporea.  

Dobbiamo immaginare l’autostima come un edificio sorretto da questi pilastri che si definiscono “autostime specifiche”; i genitori devono stare molto attenti a costruire e rinsaldare quotidianamente ognuno di questi pilastri in maniera equa. Sono ugualmente importanti perché basta che una colonna dell’edificio traballi o sia fragile rispetto alle altre che questo produce disequilibrio psico-emotivo. Purtroppo in Italia si dà molta importanza alla scuola e pochissimo agli altri pilastri.

Vediamo nel dettaglio ogni singolo ambito/pilastro su cui costruire l’autostima dei bambini.

Come costruire autostima in famiglia

Per aiutar bambini a costruire l’autostima è opportuno e consigliabile che i genitori osservino attentamente quali sono le loro modalità comportamentali e comunicative preferenziali e ridondanti, per individuare lo stile familiare che li caratterizza: questo vale per la relazione tra i genitori e nella relazione con il bambino. 

Non esiste uno stile educativo giusto o sbagliato in assoluto ma bisogna fare attenzione a NON far diventare il proprio stile familiare educativo rigido e quindi cronicizzato e sempre uguale a se stesso. Conoscere lo stile educativo familiare di appartenenza serve a mantenere quello, rispettandone i valori ma è consigliabile renderlo flessibile quindi introdurre variazioni sul tema soprattuto qualora le reazioni comunicative comportamentali che ci viene da mettere in atto non funzionino e quindi non generano gli effetti desiderati.

“ E tu che genitore sei?

Iperprotettivo, Democratico-permissivo, Intermittente?”

Non è facile rendere flessibili comportamenti frutto di automatismi e schemi…

Sì certo ma possiamo allenarci a farlo; ci viene in aiuto un altro suggerimento, ossia il racconto dei tre stili educativi più in auge in Italia:

l’Iperprotettivo, il Democratico-permissivo, l’Intermittente

Di seguito ne elenco le principali caratteristiche.

Iperprotettivo: pronto soccorso , interventismo sempre e comunque a prescindere dai bisogni del bambino 

Democratico permissivo: si discutono le regole e si negoziano le regole con i bambini anche se hanno uno o due anni e non capiscono nemmeno cosa stiamo dicendo, eleggiamo i nostri figli in parlamento.

Intermittente: lo stesso comportamento del bambino oggi è giusto e domani è sbagliato oppure per il papà è giusto per la mamma è sbagliato. Non c’è coerenza nel comportamento e i bambini e le bambine non comprendono cosa va bene e cosa no rischiando di diventare un po’ naufraghi: non sentono una guida ferma e sicura al timone di quella nave chiamata famiglia.

Già queste caratteristiche toccano le corde emotive di noi genitori e ci fanno capire qual è lo stile educativo familiare che spontaneamente agiamo. Il fatto di saperlo ci può aiutare a essere flessibili e capire quando è utile essere protettivi, democratici, permissivi e quando non lo è.

L’obiettivo non è mettere in campo diktat e comportamenti dell’ultima teoria alla moda ma capire cosa funziona e cosa no e trovare la chiave per quella serratura lì, capire cosa va bene per nostro figlio e cosa no!

Individuato lo stile educativo a casa a scuola cosa succede? Come aiutarli?

Importantissimo è rispettare il ruolo degli insegnanti, cosa che al giorno d’oggi i genitori spesso non fanno: dall’asilo-nido all’università i genitori mettono in discussione il ruolo degli insegnanti sia a casa che di fronte ai bambini/ragazzi e questo è deleterio perché confonde i nostri figli!!!!

Insegnare ad avere rispetto dell’autorità è essenziale a costruire la loro autostima anche nel caso in cui l’insegnante fosse uno “scarpone” è fondamentale che gli diamo ragione, poi, valutando le diverse situazioni con saggezza, se fosse necessario, senza dire nulla al bambino/ragazzo possiamo cercare come genitori di colmare le eventuali lacune.

Se andiamo a brontolare con gli insegnanti di turno questo anche indirettamente rischia di ripercuotersi sul bambino.

Zitti e muti, evitiamo di far trasparire la nostra disapprovazione sia con insegnanti che nostro figlio. E’ una sorta di congiura del silenzio (NDR per scoprire di cosa si tratta vi rimandiamo all’articolo sul sito QR CODE http://www.bambinidavivere.com/2019/05/29/come-aiutare-i-bambini-a-costruire-lautostima/)

Osserviamo e adoperiamoci per colmare eventuali lacune.

Questo vale sia a casa che quando ci sono problemi a scuola. Esistono Chat di mamme dove si parla in continuazione di problemi e di inadeguatezze degli insegnanti e questo non fa che gonfiare il problema.

E’ bene tenere separati gli ambiti famiglia-scuola altrimenti si fa di tutta l’erba un fascio.

Faccio un esempio: quando vai a prendere tuo figlio/a alla scuola materna o al nido le maestre ti riportano quello che ha detto o fatto di sbagliato a scuola e tu passi il poco tempo prezioso con tuo figlio/a sgridandolo/a per qualcosa che magari non si ricorda nemmeno perché si è svolto in un contesto differente e in uno spazio-tempo (per lui/lei) ormai lontano…quindi, non avendo compreso, potrebbe rifare la stessa cosa il giorno dopo.

Più i genitori rispettano il ruolo degli insegnanti più i bambini imparano ad affrontare e a gestire le difficoltà nell’ambito scolastico che è diverso da quello familiare.

Di solito colloqui e riunioni anche motivati dalle migliori intenzioni rischiano di creare “il caso” e di indurre un pregiudizio nei confronti del bambino.

Ricordiamoci che il bambino sa esattamente cosa può permettersi di fare in ogni ambito e con qualunque interlocutore. 

Tra l’atro, più noi genitori valorizzeremo gli insegnanti e trasmetteremo un messaggio di fiducia nei loro confronti, più probabilmente loro saranno motivati ed incoraggiati a svolgere il loro ruolo nella maniera più efficace possibile…più rispetteranno nostro figlio e si adopereranno per comprenderlo e fargli esprimere il suo potenziale. Se poi osserveremo qualche lacuna, sarà nostro compito colmarla, senza però squalificare gli insegnanti. Ognuno deve essere responsabile nel proprio ambito, ognuno si deve fidare del fatto che gli altri faranno il meglio di quello che è nelle proprie possibilità. Questo non significa non rimanere vigili e osservare cosa succede a nostro figlio nei diversi ambiti.Ma qualunque lamentela riportino i bambini nei confronti degli insegnanti è bene ricordare loro: “che ti vada bene oppure no è l’insegnante che decide a scuola. Se ti ha dato una nota, un voto più basso, non ti ha fatto uscire in giardino avrà i suoi motivi. Capisco il tuo punto di vista, ma devi capire che sono i grandi a decidere per te. Se hai dei dubbi su ciò che l’insegnante ha detto/fatto puoi sempre chiedere spiegazioni in maniera rispettosa…di solito è molto apprezzato chi fa domande per migliorarsi”.

E nelle relazioni con gli altri genitori?

In questo caso è bene esercitare la Congiura del silenzio (vedi articolo http://www.bambinidavivere.com/2019/05/29/come-aiutare-i-bambini-a-costruire-lautostima/)

In questo ambito è importante il ruolo del rappresentante di classe, un ruolo difficile perché con le migliori intenzioni spesso i rappresentanti di classe fomentano le lamentele, invece di ridurle e utilizzare le chat e le riunioni per la progettazione o l’organizzazione di attività, feste a beneficio dei bambini. 

Le chat di classe dovrebbero essere comunicazioni di servizio: fondo cassa, verbale, riunione, etc,

I genitori fanno fatica a tollerare le frustrazioni, ma se dobbiamo insegnare ai nostri figli come gestirle sarà meglio che lo impariamo prima noi.

Lo sport è uno dei pilastri dell’autostima. Quale sport scegliere e a quale età.

Fin dall’asilo nido ci sono bellissime opportunità in campo sportivo. Si tratta per lo più giochi corporei, ginnastiche propedeutiche, psicomotricità piuttosto che di veri  e propri sport che prevedono il raggiungimento di un obiettivo e la presenza di un coach che supporti lo sviluppo dello schema corporeo e guidi il bambino nel superamento dei propri limiti e nello sviluppo di eventuali talenti.

Quando sono piccoli i bambini sceglieranno l’attività sportiva principalmente sulla base di quello che scelgono gli amichetti perché lo sport da piccolini è correlato alle amicizie. In questo caso il consiglio è quello di andare alle lezioni di prova di diverse discipline dopodiché, nel momento in cui si concorda quale scegliere e ci si iscrive, meglio cominciare con un mese piuttosto che con una iscrizione annuale. Ma nel momento in cui inizi con un mese è importantissimo fa capire al bambino che bisogna finirlo; l’importanza di terminare il mese di attività a cui ci si è iscritti non è da riferirsi esclusivamente alla questione economica, che interessa a noi adulti perché i piccoli non colgono l’importanza dei soldi, ma perché è importante finire ciò che si cominciato: l’incompiuto lascia fin da piccoli un senso di incapacità e questo si rafforza nel tempo e può cronicizzarsi come modus operandi che finisce per creare adolescenti che iniziano tante cose e non ne finiscono neanche una.

Per costruire l’autostima, mattoncino su mattoncino, occorre superare e affrontare ogni sfida o difficoltà che scegliamo, incontriamo o che la vita ci pone davanti 

Sviluppare il senso del “ce l’ho fatta e la prossima volta posso farcela e anzi fare qualcosa di più” è molto importante.

Quando arrivano alle elementari i bambini e le bambine, dopo aver avuto la possibilità di sperimentare diverse discipline sportive, inizieranno a manifestare le proprie preferenze e interessi personali e si troveranno indecisi tra un paio di sport.

Quando parliamo di sport e bambini è bene osservarli per individuarne i talenti e in questo ci possono aiutare i coach che capiranno se il bimbo e la bimba è portato/a oppure no, e se eventualmente può aspirare all’agonistica. Ma il fattore divertimento, deve andare “a braccetto” con il rigore e la disciplina sportiva.

Se dopo due anni di pattinaggio al bambino non piace più farlo, e non ha talento, possiamo smettere di farglielo fare; ma se, pur non avendo talento particolare, gli piace e si diverte, ben venga che continui!!! A volte ci sono intoppi lungo il percorso in cui i bambini o le bambine sembrano voler rinunciare a uno sport. In questi casi osserviamo, chiediamo consiglio all’allenatore/allenatrice e stimoliamo il bambino o la bambina a finire il percorso, il mese o l’anno di iscrizione…in alcuni casi potremmo avere delle sorprese.

Anche l’elemento competizione per i bambini è importante, se condotto dagli allenatori e dai genitori in maniera sana e costruttiva: più ci si impegna, più si producono risultati e più è facile sviluppare talenti.

Non rischiamo di occupar troppo tempo fin da subito con attività sportive?

Amici e nemici dell’autostima nel tempo libero?

Nemico n.1 è proprio il sovraccarico a cui hai accennato.

I bambini sono impegnati 7 giorni su 7, si abituano che il loro senso di valere o non valere dipende solo da input esterni, invece devono imparare a fare i conti con loro stessi,

L’amico più fidato è la noia: devono imparare ad annoiarsi, ad avere spazi di vuoto e di silenzio come quando eravamo piccoli noi e giocavamo per ore con un sasso, o con un tegame. Per fortuna al mare vedo molti bambini e bambine giocare con la sabbia, raccogliere le conchiglie, fare ruote e capriole, inventarsi balletti, corrersi dietro o giocare a nascondino. Oggi non è più scontato, spetta a noi genitori ripristinare questa “semplicità” e risvegliare il piacere e lo stupore dei bambini nei confronti delle piccole cose…che è fisiologico ma viene sovrastato dai costanti input esterni. Dobbiamo ricreare un po’ di vuoto. E’ utile fare un passo indietro per farne due in avanti, ritrovare il piacere di divertirsi e sperimentare senza avere input esterni e senza qualcuno che ti dice quando, come, dove, quanto, perché farlo. Noi adulti dovremmo impegnarci un po’ di più ad osservare senza intervenire. E’ chiaro che se mio figlio ha 1 anno dovrò controllare che non si mangi un quintale di sabbia o un sasso, ma senza intromettermi se non è il bambino a richiederlo o se non c’è alcun pericolo incombente. In spiaggia in questo periodo vedo sempre più bambini con la fobia della sabbia: i famigliari, seppur con le migliori intenzioni, fomentano la fobia inventandosi mille precauzioni per far sì che il bambini evitino il contatto con la sabbia; ma questo è il modo migliore per strutturare una fobia che può anche diventare qualcosa di peggio!!! in questo particolare caso sarebbe necessario mettere in atto quelli che, tecnicamente, si chiamano “contro-evitamenti”: porto sul tavolo un pochino di sabbia e gioco con il bambino e la sabbia per fargli “sentire” emotivamente, che non c’è nulla da temere.

Il nemico dei nemici sono TV, tablet, telefono, wiii, play station e altre consolle giochi.

Bisogna disintossicarli attraverso una riduzione graduale del tempo di utilizzo delle nuove tecnologie. Questa è la droga più pesante del secolo. Non sono ancora completamente resi noti gli effetti deleteri dell’impatto che hanno nel disabilitare competenze emotive e relazionali: bambini e ragazzi che abusano di queste tecnologie diventano irascibili, incapaci di sostenere il silenzio, confronto, vogliono avere tutto e subito; le capacità comunicative e relazionali sono in off e non in stand by!

Il telefonino lo si può dare dalla prima media e solo con i 3 numeri di telefono indispensabili. In questo ambito infatti è più facile l’astinenza della moderazione. E se non siamo capaci di farli astenere, dobbiamo diventare capaci di dire ai nostri figli: “mezz’ora al giorno o niente”.

L’esclusione dai gruppi di amici che usano queste tecnologie o che hanno già lo smartphone come le gestisci? 

Si può accedere alla chat di classe sul telefono della mamma in un orario circoscritto. 

Dalla prima superiore le regole cambiano. Alle superiori non puoi escluderli. Bisogna essere piuttosto fermi sul non abuso perché rovina le relazioni e brucia i neuroni. Non è un caso se i grandi leader delle aziende tecnologiche mondialinon danno questi strumenti ai propri figli ma li propongono a noi …pecoroni.

Un mio collega fa questo esempio ai genitori: “ma tu gliela inietteresti una dose di eroina i tuoi figli? No, e allora? L’abuso di smartphone, consolle, computer crea una dipendenza altrettanto dannosa”. Nel momento in cui dai il tablet 3 ore al giorno a tuo figlio, ottieni gli stessi dannosissimi effetti.

Questo vale anche per la televisione che, tuttavia può anche avere un uso utile e didattico (sempre se guardata per un tempo non superiore ai tre quarti d’ora al giorno) proponendo film in lingua straniera, cartoni con una trama adatti alla fascia di età, documentari. Le mini-serie proposte sui canali televisivi non sono l’ideale perché durano poco, hanno trame deboli e inducono a un consumo compulsivo, poco attento.

Oltre al fatto che gli strumenti tecnologici danneggiano la vista e sono iperstimolanti. Torniamo a fare biscotti, le lavatrici, pulire l’ insalata. Ai bambini piace entrare nel nostro mondo. 

Workshop 30 novembre 2019

Premessa

L’autostima è un processo auto-valutativo che dipende da quanto ci soddisfano le relazioni con noi stessi, con gli altri, col mondo. L’individuo comincia a formare immagini di sé ad un’età molto precoce, fin dalla nascita. Esse dipendono da fattori legati in parte alla sua indole, e in parte alle modalità con cui la sua personalità viene “plasmata” dalla relazione affettiva con le principali figure di accudimento.

Accudire i bambini è di certo un onere perché richiede senso di responsabilità e grande flessibilità; ma è anche un onore, proprio per la possibilità di insegnare loro come costruire l’autostima e sviluppare le risorse necessarie ad affrontare le sfide della vita con coraggio ed umiltà.

Programma del workshop

  • Cos’è l’autostima
  • Amici e Nemici dell’autostima: Supporto – Autonomia – Iperprotettività – Obiettivi – Silenzio – Attenzione – Responsabilità – Etichette – Emozioni
  • Stili educativi: riconoscere il proprio e renderlo flessibile

Destinatari del workshop

Genitori, Insegnanti, Educatori, Psicologi, Pedagogisti

Cosa imparerai

  • Come conoscere il/i bambino/i di cui ti prendi cura in tutte le sue peculiarità e specificità
  • Come diventare “punto di riferimento” credibile
  • Come affrontare impasse educative in maniera funzionale
  • Come adattare la strategia alla situazione specifica

Sede e organizzazione del workshop

Studio Action, via Prati 1/3 – Zola Predosa (Bo)
info 339 411 0163

Conduttrice del workshop

Dott.ssa Lara VentisettePsicologa e Psicoterapeuta 

Specializzata in Psicoterapia Breve Strategica

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