Cosa sono le buone maniere e in che modo possiamo trasmetterle ai nostri bimbi? Ecco il parere di Simona Artanidi, fondatrice di Etiquette Italia, scuola di galateo
E’ molto importante sottolineare che le buone maniere non sono qualcosa di superficiale: non è il solo usare per bene il coltello e la forchetta, ma sono qualcosa di molto profondo.
Buona educazione e buone maniere partono dalla consapevolezza e dalla sensibilità verso i sentimenti degli altri.
Tante volle mi sento chiedere “perché alcuni bambini sono genitili ed altri no?”. Dipende tanto dall’ambiente in cui crescono, dai piccoli comportamenti quotidiani che vedono ed assorbono.
Già dai 18 mesi i bambini, purché piccolissimi, sono in grado di capire che gli altri hanno sentimenti. I primi anni sono importantissimi, pensate che già tra i 2 e i 4 anni, quello che il bambino sente, ripete e dice.
Il bambino è come un foglio bianco, i genitori scrivono quello che c’è sopra. Importante usare sempre le classiche parole magiche “grazie” prego”, buongiorno etc… piccole parole, molto importanti nella relazione. Se il bimbo le sente da mamma e papà le fa sue, le assorbe giorno per giorno.
Possiamo dire che “la buona educazione è uno stile di vita”.
Quindi se i genitori sviluppano questa attenzione piano piano aiutano lo sviluppo relazionale del bambino che diventerà grade e sarà adulo. L’importanza relazionale diventa un bene prezioso per lo sviluppo del bimbo nella comunità
Come si può aiutare il bimbo?
Per esempio ci sono piccoli esercizi. A volte capita che i bambini un po’ per timidezza un po’ perché non sono abituati non guardino l’interlocutore in viso, negli occhi. Come fare? Ecco un esercizio semplice: si chede al bimbo di osservare di che colare ha gli occhi la persona che gli sta di fronte. E’ un esercizio che, se fatto ogni volta, li aiuta ad abituarsi a guardare la persona che hanno di fronte in viso. Con il tempo verrà automatico
Insegnare ai bambini l’uso della parola grazie, prego, dei saluti e quando sono un po’ più grandi, se fanno male a qualcuno, imparare a dire “Mi dispiace”
Il consiglio è quello di non demandare ad altri enti o istituzioni, tipo la scuola, ma fare anche un lavoro a casa.
Il consiglio finale è quello di tenere le aspettative sotto controllo: avere un po’ di pazienza. Questo è un percorso lungo e non immediato. Richiede tempo ma alla fine ne vale la pena!
Potete conoscere Simona e il suo staff al campo estivo della Scuola Primaria San Vincenzo de Paoli la prima settimana di Settembre
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