Ecco la favola che ha scritto Davide Morosinotto per Bimbò in occasione della Città dello Zecchino 2015
Per Matilde l’estate era la stagione delle cose da fare, dei libri da leggere e delle altalene per volare fino al cielo. C’erano strade per passeggiare e discese per sfrecciare sulla bici, e gelati da mangiare la sera, seduta su una sedia di plastica mentre i grandi chiacchieravano sottovoce.
Per Matilde, soprattutto, l’estate era la stagione dell’orto dello zio. Lo zio era il fratello di sua mamma, e aveva questa casa grandissima sperduta tra le campagne modenesi (“nella bassa”, diceva sua mamma).
Lo zio e la zia ci vivevano tutto l’anno, mentre Matilde ci andava solo d’estate, alla fine della scuola. Allora la mamma faceva le valigie, impacchettava il computer e i tre telefonini e tutto quello che le serviva per “lavorare in trasferta”, e si partiva verso la bassa e verso l’orto dello zio.
Secondo Matilde, l’orto era il posto più bello del mondo. Era lungo quanto una corsa con il fiatone, e largo la metà, ed era circondato da una palizzata sbilenca. Nell’orto lo zio ci coltivava un po’ di tutto. Pomodori e insalata, e le carote. C’era un angolo per il giardino aromatico e, soprattutto, c’era l’angolo dei cocomeri.
Matilde adorava la loro polpa rossa e dolcissima, così dissetante che veniva voglia di affondarci la faccia. Ma le piaceva anche sedersi sulla sabbia e guardarne le piante, con quelle foglie ruvide e i ramoscelli che spuntavano dal terreno come tentacoli.
«Se continui a fissarli così diventerai un cocomero anche tu» scherzava lo zio. «Non vorrai diventare una principessa anguria?»
Matilde rideva e pensava che sarebbe stato divertente. Finché, un giorno, non successe davvero.
Era una mattina caldissima e lo zio stava innaffiando le piante di fagioli dall’altra parte dell’orto, mentre Matilde sedeva su un sasso con i sandali infilati nella sabbia. La mamma le aveva dato un contenitore di plastica pieno di frutta per lo spuntino, e Matilde vide che quel giorno c’era una fetta di cocomero già tagliato a pezzettini. Matilde aveva tanta fame che divorò tutto in un battibaleno.
Quando ebbe finito la merenda, si sentiva così piena che la pancia era gonfia proprio come un cocomero, e i piedi piantati nella sabbia erano così pesanti che non riusciva a sollevarli.
«Ho esagerato» pensò, pulendosi la faccia sporca di cocomero con la manica del vestito. Le venne da starnutire, e… Dal naso le uscì una mitragliata di semini scuri.
Matilde si guardò le mani, erano rosse e pacioccose come la polpa dell’anguria, e le ginocchia invece stavano diventando verdi. E sbaglio o sulle spalle stavano crescendo delle foglie?
In men che non si dica, Matilde si era trasformata in un’anguria. Era diventata una bambina-cocomero.
A dire il vero, all’inizio si spaventò un pochino. Era tutta rotondetta e immobile, e non poteva nemmeno più parlare! Però dopo un po’ lo zio venne a controllare i cocomeri e le sorrise e la innaffiò delicatamente.
Matilde si calmò e cominciò a godersi la sua nuova vita da cocomero.
L’acqua aveva un sapore davvero squisito, e il terriccio sabbioso era più succulento di una pizza appena sfornata. Quando lo zio se ne fu andato, Matilde cominciò a scoprire i mille piccoli segreti dell’orto. C’erano i pettegolezzi dei lombrichi, che le avevano sempre fatto un po’ impressione e che invece adesso strisciavano gentili tutto intorno aggiornandola sulle ultime notizie. C’erano i corvi che si offrivano di portare lontano i semini in cambio di un po’ di colazione.
Matilde scoprì che i fagioli ridacchiavano tutto il tempo nei loro bacelli, mentre i pomodori erano tipi simpatici che si dondolavano sulle piante come bambini. E le patate erano anziane brontolone che borbottavano con il loro vocione da sottoterra.
Quando venne sera, gli altri cocomeri raccontarono a Matilde favole meravigliose sui campi e le stagioni, e Matilde si addormentò sentendosi stanca e felice come non le succedeva da molto tempo.
La mattina dopo lo zio tornò nell’orto, si avvicinò e pichiettò con dolcezza la buccia compatta di Matilde.
«Allora nipotina, ti va di tornare a casa con me?»
«Sì!» rispose lei con la sua voce-cocomera, e lo zio le disse che era proprio diventata matura.
La staccò con cautela dal picciolo e la prese in braccio, e Matilde lo abbracciò e si accorse di essere tornata una bambina.
«Ma allora tu lo sapevi?» domandò allo zio. «Sapevi che ieri ero diventata una principessa anguria?»
«Certo» disse lo zio.
Le strizzò l’occhio.
«Quando avevo la tua età, pensa, sono stato una zucca per un’estate intera…»
Davide Morosinotto è nato nel 1980 vicino a Padova, ma da molti anni vive a Bologna, dove ha frequentato l’università e ha cominciato a lavorare come giornalista… proprio sulle pagine di Bolognadavivere.
Oggi è uno scrittore di libri per ragazzi. Nel 2015 ha pubblicato il romanzo “Nemo” (Rizzoli) e due libri su “Leonardo” e “Mozart” (per Einaudi Ragazzi).
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